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venerdì 2 dicembre 2011

BIO ITALIANO LEADER IN EUROPA

Un successo costruito anche grazie al boom
dei canali di distribuzione “alternativi”



 Congresso Federale AIAB, Milano 30 novembre-4 dicembre 2011

Degli oltre 9 milioni di ettari coltivati a bio in Europa, l’Italia copre il 12%, 1.113.742 ettari (+0,6% rispetto
al 2009). L’Italia è leader in un testa a testa con la Spagna, mantenendosi al primo posto per la coltivazione
di ortaggi biologici (la superficie coltivata è otto volte superiore a quella spagnola), cereali, agrumi, uva (due
volte quella francese) e olive, ma portandosi al secondo posto dopo la Spagna per il riso.
L’Italia ha la leadership in Europa anche per numero di operatori nel biologico, nonostante siano diminuiti
dell’1,7% rispetto al 2009, portandosi a 47.663 unità, di cui 38.679 produttori esclusivi; 5.592 preparatori
(comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio); 3.128 che effettuano sia attività di produzione che di trasformazione; 44 importatori esclusivi; 220 importatori che effettuano anche attività di produzione o trasformazione, sulla base dei dati Sinab.
La Sicilia seguita dalla Calabria è tra le regioni con maggiore presenza di aziende agricole biologiche, confermando la loro egemonia in termini di produzione. Mentre per il numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore, la leadership spetta all'Emilia Romagna; in ogni caso, oltre un terzo delle aziende di trasformazione si trova in Emilia Romagna, Veneto e Lombardia. Infine, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto sono rappresentative per numero di importatori esclusivamente dediti al settore biologico. Il principale orientamento produttivo è la cerealicoltura. Un'ampia percentuale è rappresentata da foraggi, prati e pascoli. Seguono, in ordine di importanza, la superfici investite a olivicoltura e a viticoltura. Per quanto riguarda le produzioni animali si è verificato un aumento del numero di capi per quasi tutti gli allevamenti rispetto allo scorso anno.
Nel 2009 l’Italia si è collocata al quinto posto nella graduatoria mondiale per quanto riguarda le vendite
in valore, con 3 miliardi di euro, dopo gli Stati Uniti con oltre 17 miliardi di dollari, Germania, Francia e Regno
Unito. I consumi di alimenti biologici in Italia rappresentano una quota attorno al 2% sul totale della spesa
alimentare, per un valore stimato di poco meno di 3 miliardi di euro.

Il mercato interno, da molti anni, registra una crescita dei consumi domestici di biologico, secondo quanto
emerge dal Panel famiglie Ismea/Nielsen: l’incremento della spesa domestica in prodotti biologici confezionati
è stata dell’11,6% in valore, percentuale più elevata degli ultimi otto anni; per i prodotto bio sfusi (dati Ismea
per la sola ortofrutta fresca), l'incremento è invece stato più ridotto (+8,1%). Peraltro tale andamento positivo,che si protrae ormai dal 2005, diventa di particolare rilievo rapportato al trend dei consumi alimentari nel complesso,
registrato nel 2010, che è risultato, invece, lievemente negativo, con una contrazione dello 0,5%. Prevalente
nel Nord Italia, con oltre il 70% degli acquisti in valore, il consumo di prodotti bio registra i maggiori
incrementi nel 2010 nel Nord Est e nel Mezzogiorno.
Ortofrutta, prodotti lattiero-caseari e alimenti per la prima colazione si confermano anche nel 2010 le referenzepiù acquistate dai consumatori, incidendo nel complesso per oltre il 54% sul totale degli acquisti bio nel 2010 (fonte Ismea). Nel dettaglio, l'ortofrutta ha un peso sul totale dei consumi domestici biologici italiani del 21,7%, il comparto cereali e derivati del 16%, l'olio del 4,3%, il lattiero-caseario del 18,6%, le uova dell’ 8,4%.

L'aumento dei consumi si registra anche nella GDO (Grande Distribuzione Organizzata) al punto che, a partire
dal 2009, si rileva una crescita delle vendite di prodotti bio soprattutto negli ipermercati. Stanno crescendo
molto anche i negozi biologici tradizionali e specializzati con un incremento delle vendite del +30% rispetto al
2009, dato interessante perché conferma la grande fiducia accordata dai consumatori. Tale andamento potrebbe confermarsi anche nel 2011.
Analogo trend si riscontra per la vendita diretta degli agricoltori nella propria fattoria o nei mercati settimanali,
che ha visto uno sviluppo positivo: 2.421 coltivatori mettono in vendita i loro prodotti direttamente, un numero
in crescita (più che raddoppiato dal 2005) e che probabilmente è sottostimato per la difficoltà di reperire i dati
dalle realtà locali di piccoli produttori bio.

Più in generale, negli ultimi sei anni i canali di distribuzione alternativi sono cresciuti a un ritmo così vertiginoso
da essersi accaparrati una quota di mercato che al Nord Est e al Centro si attesta al 30% delle vendite,
al Nord Ovest al 21% e al Sud al 19%, per una media nazionale del 25%. I gruppi di acquisto solidale
hanno visto un incremento del 234%, lo spaccio in azienda del 102%, i mercatini bio del 20%, l’e commerce del 38%, i consumi extra-domestici del 44%, l’agriturismo del 62% e le mense scolastiche del 35%.
Nelle varie tipologie di sistemi alternativi di distribuzione di prodotti biologici, i gruppi di acquisto solidale (GAS) si sono rivelati i più dinamici registrando, in trend evolutivo di sei anni (2005-2010), un incremento pari al 234%. Dalla 17a edizione dell'annuario del biologico Bio Bank risulta che i GAS sono passati nei soli ultimi tre anni da 479 gruppi, rilevati nel 2008, agli attuali 742 (+55%) non considerando quelli non ufficiali. E’ confermata anche la loro distribuzione geografica prevalentemente al nord, dove si trova il 60% dei gas italiani, a seguire il 28% al centro e circa il 12% dei GAS al sud e nelle isole.
Cresce anche, del 25%, la vendita diretta in azienda. Le realtà che nel 2008 avevano spaccio aziendale
erano 1.943 e sono passate alle attuali 2.421; la crescita anche per questo canale, è pari al 102% se l'osservazione è retroattiva al 2005.
Lo stesso andamento positivo si riscontra anche per il canale dei mercatini bio, che registra un incremento
del 7% (2008/2010) e del 20% (dal 2005).
Alternativo e in crescita è anche il canale virtuale dell’e-commerce, che segna un +38% (da 110 siti Internet
di prodotti bio a 152).
Rientrano a pieno titolo nei canali alternativi di distribuzione/consumo di prodotti bio anche quelli extra-domestici quali i ristoranti che valorizzano la cucina biologica e che da 199 sono passati a 246 locali, registrando un incremento del 24% (2008/2010) e di ben 44% in sei anni, escludendo l'agriturismo che invece in sei anni ha registrato un incremento pari al 62%. Anche le mense scolastiche, che nel loro capitolato prevedono prodotti biologici, segnano nell'ultimo triennio un incremento del 10% (da 791 a 872) e del 35% (dal 2005).
Nel biologico, l'Italia nasce come Paese esportatore e la produzione esportata rappresenta tuttora almeno
il 45% del totale delle vendite. In particolare ortofrutta e prodotti tipici italiani sono l'asse portante dell'export
bio. I mercati principali sono Germania, Gran Bretagna e Francia in Europa, USA e Giappone sono i Paesi terzi consolidati, mentre Cina, Australia, America Latina (in particolare Brasile e Argentina) sono i mercati emergenti extra-europei.


fonte:  www.aiab.it

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