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mercoledì 25 maggio 2011

LO SQUALO NEL PIATTO, MA NON LO SAI!

23/05/2011 - Sloweb
 Il prossimo fine settimana – dal 27 al 30 maggio – a Genova si terrà la quinta edizione di Slow Fish, il Salone del pesce sostenibile. È un’occasione ghiotta per assaggiare e fare acquisti perché alla Fiera di Genova ci sarà un grande mercato, ma sarà anche un importante momento di educazione e di riflessione. Infatti si tratteranno ampiamente le tematiche, sempre più delicate, relative ai pesci e molluschi che consumiamo di norma e agli equilibri ambientali marini fortemente in pericolo. Ci pare giusto quindi dedicare due settimane della rubrica al mare e ai pesci, perché con le scelte che facciamo al mercato e dal pescivendolo possiamo fare tanto, pur nel nostro piccolo. Oggi non consigliamo come d’abitudine un prodotto da portarci a casa, ma consigliamo di non comprarlo più. E parliamo di squali.


 Chi si sarà subito chiesto che c’entrano gli squali con il mangiare probabilmente rientra in quella maggioranza di persone che compra tranquillamente palombo, verdesca, smeriglio e vitella di mare senza sapere che cosa sono in realtà. Sono squali, come lo sono lo spinello e lo spinarolo che vengono utilizzati nei bastoncini di pesce, venduti come se fossero di merluzzo solo perché queste specie sono dette anche “merluzzo di roccia”.


 A parte il fatto che può darsi vi abbia fatto un po’ d’impressione sapere che avete già mangiato dei pescecani e magari smetterete di comprarli soltanto per questo motivo, bisogna comunque sapere che è meglio evitare gli squaloidi (anche le razze!) per ragioni ecologiche. Sono vulnerabili alla pressione della pesca, perché raggiungono tardi la maturità sessuale (alcuni non procreano prima dei 35 anni) e generano pochi piccoli. Non riescono, perciò, a riprodursi abbastanza velocemente da compensare il ritmo con cui sono uccisi. 


Si calcola che spariscano 100 milioni di squali all’anno, e a lungo termine si mette in pericolo la sopravvivenza della specie; infatti diverse popolazioni sono già fortemente ridotte. Li si uccide anche per sbaglio con reti destinate ad altri pesci e in Estremo Oriente esclusivamente per le loro pinne che servono per preparare una zuppa molto ricercata.


Gli squali sono in cima alla catena alimentare dei mari, e sono fondamentali per mantenerli in sano equilibrio. 


Basta con palombo, verdesca, smeriglio o vitella di mare: non è vero che gli squali sono pericolosi per l'’uomo, è più l'’uomo a essere pericoloso per loro.

www.slowfish.it

Di Carlo Bogliotti
La rubrica Sabato al Mercato la trovi su La Stampa ogni sabato alla pagina delle previsioni del tempo


fonte: Sloweb 

domenica 22 maggio 2011

Additivi alimentari nel pesce ed etichette ingannevoli: così prendo in giro il consumatore. I risultati di un'inchiesta firmata Eurofishmarket

Un’inchiesta  della rivista  Eurofishmarket (numero 1 del 2011) denuncia l'uso generalizato di sostanze chimiche e additivi alimentari per mascherare i processi di alterazione del pesce, per migliorare l'aspetto e aumentare in modo artificioso il peso.

Nella maggior parte dei casi non ci sono pericoli per la salute, perchè si tratta di additivi autorizzati utilizzati  in modo scorretto.
La legge infatti autorizza nel pesce fresco, congelato e surgelato e nei filetti non lavorati (congelati o surgelati) alcuni additivi: quando è necessario, quando si riscontra un effettivo vantaggio per i consumatori, quando il loro uso non  induce a credere il falso e, ovviamente, non costituire un rischio per la salute.
Purtroppo una norma così semplice e chiara (regolamento CE 1333/2008) non sempre viene applicata in modo regolare. Gli esempi non mancano, basta citare  il monossido di carbonio usato per migliorare il colore del  tonno e i polifosfati aggiunti per incrementare la quantità di acqua trattenuta e aumentare il peso dei filetti. Le tecniche sono varie: spesso si effettua l'iniezione di una soluzione contenente l'additivo, oppure si lascia il pesce in ammollo in acqua in modo che ilprincipio attivo venga assorbito.
Quando il pesce fresco viene "trattato" con additivi  leciti deve essere classificato come  prodotto alimentare “trasformato”, e quindi non si può scrivere sull'etichetta la parola fresco “fresco”, e non si deve lasciare credere al consumatore che sia tale. Ci sono poi altre questioni colelgate alle false scritte in etichetta come: il rischio di allergie per le persone sensibili,  la possibile frode commerciale dovuta alal vendita di acqua al posto (o allo stesso prezzo) del pesce, l’utilizzo di sostanze che non sono registrate come additivi come l’acqua ossigenata.
Non si tratta di casi isolati visto che secondo il rapporto del Sistema di allerta rapida europeo (Rasff)  le frodi e le furberie nel  settore ittico sono in crescita. In particolare nel 2009, 32 segnalazioni su 712 (il 4,5%) hanno riguardato irregolarità nell’uso degli additivi nel pesce.
Gli esperti di Eurofishmarket hanno prelevato dal mercato e esaminato in laboratorio  numerose specie di pesce alla ricerca di polifosfati, citrati e acqua ossigenata. Le analisi di  hanno constatato che:
1) sono presdenti additivi consentiti e non consentiti;
2) a volte quelli consentiti sono utilizzati in quantità superiore ai limiti;
3) alcuni additivi sono usati per alterare la percezione della freschezza (e quindi ingannano il consumatore);
4) alcuni additivi sono usati per trattenere  liquidi (dando luogo a una vera frode commerciale);
5) alcuni additivi non sono indicati in etichetta o comunque non in quella visibile dal consumatore.
In particolare, i polifosfati hanno azione legante e si usano per impedire al pesce di perdere l’acqua. Si tratta di un rallentamento del processo naturale che ermette al pesce di mantenere un aspetto “fresco” più a lungo. Questo trattamento è forse un po’ ingannevole, ma è permesso dalla legge e va indicato sull'etichetta. Se per i polifosfati è prevista una dose massima di impiego (5 g/kg per i filetti), per la maggior parte degli altri additivi  utilizzati nel settore ittico la norma stabilisce solo la frase “quanto basta”.
Nel corso delle analisi di laboratorio Eurofishmarket ha trovato possibili segni dei polifosfati (fosfato bibasico, che potrebbe essere un prodotto finale della degradazione dei polifosfati) in 7 campioni su 17, in una seconda  campionatura le positività hanno interessato 9 dei 14 campioni analizzati, e in una terza serie di pesci  17 su 22.
L'aspetto curioso è che sulle etichette nessun campione citava la presenza di polifosfati. Alla fine nel  62% dei campioni esaminati sono stati trovati  polifosfati non dichiarati in etichetta. La percentuale arriva all'84% per i filetti di pesce (21 casi positivi su 25). Le percentuali più elevate di additivi sono state trovate proprio nel prodotto venduto come “fresco”.

......l'articolo continua su Il Fatto Alimentare 

martedì 17 maggio 2011

Pedalare per la pace: domenica 22 Maggio



 RITROVO IN VIA LIBERAZIONE (ALLA COOP)
ORE 9.15 - ARRIVO IN PIAZZA DUOMO ORE 12

biciclettata non competitiva di 7 percorsi che partono dalla provincia di Milano e di Monza e Brianza per ricongiungersi in piazza Duomo





OGNI GRUPPO AVRA' UN COLORE PER FORMARE UNA GRANDE BANDIERA DELLA PACE IN PIAZZA DUOMO

IL GRUPPO CHE TRANSITA DA PESCHIERA AVRA' IL COLORE BLU.
 QUINDI VESTIAMOCI DI BLU

domenica 8 maggio 2011

Manifesto alimentare....per BAMBINI !

Dare ai bambini una buona educazione alimentare non significa semplicemente insegnare loro a mangiare cibi sani; significa accompagnarli lungo un complesso e articolato percorso di scoperta e di conoscenza che dura tutta l’infanzia e che, con un po’ di fortuna, farà di loro degli adulti capaci di prendersi cura della propria salute, di diventare consumatori attenti e consapevoli e di godere del semplice piacere della convivialità. di Federica Buglioni

Da dove si comincia?
 Prima di tutto dall’idea che l’educazione alimentare non è un “problema”, ma un’opportunità, che ha una ricaduta positiva su tutta la famiglia, in termini di salute, di qualità delle relazioni a tavola, di acquisizione di competenze, di contatto col mondo naturale e così via.  Si comincia anche dalla consapevolezza che l’educazione alimentare non è un dovere, ma un diritto fondamentale di tutti i bambini, che noi adulti abbiamo il dovere di tutelare.

Leggete dunque qui sotto il nostro Manifesto dei diritti alimentari dei bambini. Se lo condividete, scaricatelo, stampatelo, mandateci i vostri commenti, aiutateci a tradurlo in tante lingue, aderite e aiutateci a diffonderlo.


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