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martedì 12 aprile 2011

FAI LA SPESA E COMBATTI LA MAFIA



In “La spesa a pizzo zero”, il libro che ha scritto per Altreconomia, Francesca Forno, sociologa prova a spiegare perché il consumo consapevole è diventato uno strumento per combattere la Mafia di Giovanni Molaschi

Francesca Forno insegna Sociologia dei consumi all’Università di Bergamo. Come ricercatrice si è occupata dei movimenti sociali e collettivi. In Gran Bretagna, dove ha conseguito un dottorato, ha analizzato il movimento ambientalista italiano. Il suo lavoro è stato poi comparato a quello di altri professionisti provenienti da altre nazioni. Questa esperienza è servita a Francesca per capire le potenzialità dei cittadini. In “La spesa a pizzo zero”, il libro che ha scritto per Altreconomia, prova a spiegare perché il consumo consapevole è diventato uno strumento per combattere la Mafia.
Le storie raccolte dalla professoressa raccontano l’Italia scomparsa dall’attualità. Questa parte della nazione, nel libro, è rappresentata da Serena Bonura, 30 anni, di Furci Siculo (Messina).  Serena, come racconta lei stessa, insieme ad altri il ponte sullo stretto lo sta già costruendo. “Il nostro ponte non è un’opera faraonica. E’ una rete di persone, del Sud e del Nord, che vuole cambiare la Sicilia”. Lei, come molti altri imprenditori, lavora grazie ai Gas, gruppi d’acquisto solidale, del Nord Italia. Questo incontro è stato possibile grazie alla rete.
“Internet - sostiene Francesca Forno - facilita l’organizzazione. Molto spesso i produttori si promuovono ai consumatori attraverso la rete. Roberto Li Calzi è uno di questi. La sua economia è stata salvata dai Gas. Era sul punto di chiudere. Non riusciva a sostenere la doppia mediazione tra Mafia e mercato. Grazie ai consumatori del Nord è riuscito a risanare la sua attività. I gruppi di consumatori del Nord e del Centro Italia cercano al Sud i prodotti agricoli di qualità che non si producono per ragioni climatiche. Questa domanda stimola lo sviluppo dell’economia legale del Sud. L’incontro tra queste due realtà non è confinato alla rete. D’estate molti produttori siciliani aprono le loro aziende ai Gas del Nord”.

In Sicilia i Gruppi d’acquisto solidale sono una realtà solo da pochi mesi. Secondo Retegas.org, il sito ufficiale dei Gruppi italiani d’acquisto solidale, nel 2010 in Sicilia esistevano 32 Gas, meno di un ventesimo di quelli presenti in tutta Italia. Dal 1994, anno della nascita del primo Gas, ad oggi sono nati più di 700 gruppi. Questo sviluppo tardivo sarebbe stato causato dai promotori di questo tipo di organizzazioni. “Al Nord - spiega Francesca Forno - il consumo consapevole è stimolato dai consumatori. Sono i consumatori che cercano i produttori. Insieme, spesso, si convertono al biologico. In Sicilia, invece, sono i professionisti che stimolano altri lavoratori a seguire il loro esempio. Le stime ci dicono che a Palermo l’80% dei negozianti paga il pizzo”.

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lunedì 11 aprile 2011

MUSEO VIRTUALE DEL PARCO AGRICOLO SUD MILANO

Contribuisci anche TU !   parcosudmilano@obiettivamente.org
Mappa del parco sud

Il Parco Agricolo Sud Milano è sicuramente, tra i Parchi regionali che insistono sul territorio della nostra provincia, quello che da più tempo assorbe le maggiori energie dell'istituzione provinciale.

Il motivo di ciò non risiede solamente nel fatto che la Provincia risulta essere, secondo la l.r. n. 24/90, l'Ente Gestore del Parco stesso ma nella complessità e vastità di un progetto che interessa più della metà del territorio provinciale e sessantuno Comuni.

Un Parco che intreccia, in un'esperienza forse unica a livello europeo, motivi di salvaguardia e tutela del territorio con la difesa di una funzione economica come quella agricola che ha segnato la storia dello sviluppo economico di quest'area; un Parco che deve tenere conto di una domanda sociale sempre più ampia o alla ricerca di spazi aperti, fruibili e ricchi di significativi valori culturali, il tutto in un contesto di area metropolitana tra le più sviluppate del Paese.

Ci troviamo infatti in un territorio che già a partire dal Medio Evo ha visto l'uomo operare modificandone la qualità del paesaggio. "Un paesaggio costruito" come scriveva il Cattaneo, a cominciare dalle opere idrauliche e dall'utilizzo della risorsa acqua di cui è ricca questa provincia.

L'opera dell'uomo tenacemente, costantemente si è sforzata di regolare e modellare il corso delle acque valorizzandone il suo utilizzo a fini militari, agricoli, di vie di commercio e di traffico.

Nel corso dei secoli il territorio si è andato organizzando attorno a questa risorsa primaria: in principio furono le Abbazie (Chiaravalle, Mirasole, Viboldone), poi vennero i castelli (Rocca Brivio, Melegnano, Bussero, Cusago), in epoche più recenti Ville e Cascine (Villa Invernizzi, Villa Ca' Resta, Cascina Grande), l'ultimo secolo un'edilizia brutta e disordinata oltre all'inquinamento diffuso delle acque, al degrado di vaste aree ai margini dei centri abitati.

Il nostro riscatto come uomini contemporanei incomincia proprio attraverso il lungo e contraddittorio percorso che porta negli anni sessanta all'individuazione dell'idea di Parco, negli anni settanta - ottanta al suo sviluppo da concetto a strumento legislativo-amministrativo, negli anni novanta all'affermazione legislativa ed ai primi passi per dotarsi come Parco di strumenti gestionali fondamentali allo sviluppo di iniziative volte a recuperare e valorizzare il territorio. Obiettivo fondamentale è il governo dello sviluppo entro criteri di compatibilità ambientale e nel rispetto della sua vocazione agricola, prima compito impossibile proprio in assenza di un strumento unitario come il Parco stesso.

martedì 5 aprile 2011

ONU, bisogna proteggere anche i produttori per garantire il diritto al cibo

Il Relatore speciale sul diritto all’alimentazione, Oliver De Schutter (nominato a marzo 2008 dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite), indica l’esigenza di controllare lo strapotere di intermediari e grande distribuzione per garantire i diritti dei popoli al cibo e a condizioni di vita adeguate.
Nel recente rapporto Addressing concentrations in food supply chains [The Role of Competition Law in Tackling the Abuse of Buyer Power], De Schutter affronta a viso scoperto il tema delle pratiche commerciali inique che i grandi intermediari e distributori spesso mettono in atto a danno sia della produzione agricola primaria, sia della trasformazione alimentare.
Lo squilibrio tra i poteri negoziali dei pochi colossi che comprano e quelli di decine di migliaia di piccoli produttori è un problema ben noto, che il Parlamento europeo ha infatti già segnalato. E sta dilagando a macchia d’olio, al punto che anche nei Paesi emergenti a forte connotazione rurale, come il Brasile e l’Argentina, le catene di supermercati hanno ormai raggiunto una quota del 60-70% sul mercato al dettaglio delle vendite alimentari.
In assenza di regole, gli acquirenti possono applicare ai loro fornitori le pratiche commerciali più inique, che si manifestano con la sostanziale negazione del valore delle materie prime agricole e delle derrate alimentari, mettendo a rischio la sopravvivenza delle imprese e il sostentamento dei loro lavoratori.
Non solo: queste pratiche danneggiano anche il consumatore, perché la “selezione (in-)naturale” dei produttori riduce inevitabilmente la sua capacità di scelta e la disponibilità di prodotti di qualità. Infine, i colossi distributivi possono controllare il mercato e i alterare i prezzi a loro piacimento.
Il Relatore speciale ONU conclude la propria analisi con precise raccomandazioni:
- bisogna lavorare con determinazione (sia nei Paesi sviluppati che in quelli in Via di Sviluppo, PVS) al rapido adeguamento delle normative in materia di concorrenza e di tutela del mercato, così da proteggere anche i produttori agricoli e di alimenti che, come i consumatori, rappresentano gli “anelli deboli” della filiera;
- queste normative devono anche tenere in considerazione il rispetto dei diritti umani. L’agricoltura è ancora il primo settore dove si svolge il lavoro minorile (70% a livello mondiale, 132 milioni di lavoratori in età 5-14);
- si devono poi istituire autorità di controllo indipendenti, dotate di mezzi economici idonei a verificare in modo efficace il rispetto delle regole. A tale scopo, i Paesi sviluppati dovrebbero offrire supporto a quelli in via di sviluppo.
Iniziative volte a contrastare gli abusi di potere dei grandi acquirenti fioriscono in ogni parte del mondo. De Schutter segnala la recente dichiarazione del Parlamento europeo “su uno studio e soluzioni all'abuso di potere dei grandi supermercati operanti nell'Unione europea”. E il Codice di buone prassi commerciali (Groceries Supply Code of Practice, Gscop) entrato in vigore il 4 febbraio 2010 nel Regno Unito, dove la stessa Commissione della Concorrenza ha a sua volta raccomandato la creazione di un Ombudsman per assicurare l’applicazione del nuovo Codice. Oltre Oceano, il Dipartimento USA della Giustizia e dell’Agricoltura stanno ancora studiando il da farsi.
Del resto, già nel 1999 la Commissione coreana per il commercio equo (Korean Fair Trade Commission, Kftc) aveva citato in giudizio Walmart e Carrefour con l’accusa di pratiche commerciali sleali (come a esempio gli sconti retroattivi, le disdette e i resi ingiustificati, etc.).

Dario Dongo        
foto: photos.com