Un'assurdià dei nostri tempi è che occorre 'documentare' di produrre 'naturalmente' mentre chi utilizza concimi e fertilizzanti a go-go' non è soggetto a questa pratica.
Per produzione 'naturale' s'intende quella praticata dai nostri nonni, prima che la chimica prendesse il sopravvento in agricoltura grazie al chimico tedesco Justus von Liebig, morto nel 1873, che è conosciuto come il padre del fertilizzante per la sua scoperta di come le piante si nutrono di elementi chimici e l'inventore del 'dado di carne'.
Ora che il biologico certificato, sta avendo grande diffusione e nei negozi troviamo anche prodotti BIO proveniente da diversi paesi del mondo, c'è da chiedersi se non sia meglio un'insalata a km zero dall'agricoltore convenzionale, ma che conosciamo e sappiamo come produce, piuttosto che quella Bio proveniente dall'altra parte del mondo !!!
Posto che la carne BIO sia prodotta in condizioni ottimali in 'Argentina o le arance BIO coltivate a norma in Marocco, sorge qualche dubbio sul deterioramento durante il trasporto o di 'trattamenti' per arrivare freschi sulle nostre tavole. Oltre all'inquinamento per il trasporto!
Una risposta a questo quesito è intensificare la conoscenza diretta di chi produce il cibo, dell'ambiente che lo circonda e scoprire che ci sono prodotti non certificati che sono più buoni e sani di altri con tanti bollini !!!
Restando in Europa, ecco alcuni dati sulla diffusione delle produzioni bio, vicino a noi:
Sul fronte del biologico, Spagna batte Italia: nel 2008, infatti, la Spagna ha consacrato all’agricoltura biologica 1,3 milioni di ettari contro 1 milione dell’Italia. A ruota seguono Germania con 900.000 ettari, Regno Unito, 700.000, e Francia, 600.000. Sono i dati pubblicati da Eurostat, l’Ufficio statistico europeo, in cui si sottolinea che in tre anni, dal 2005 al 2008, nell’Ue a 25 (Bulgaria e Romania, escluse) sono aumentate del 21% le superfici destinate alla produzione biologica.
L’Italia, in particolare, riporta Eurostat, ha conosciuto tra il 2007 e il 2008 una diminuzione del 13% dei terreni destinati al biologico, ma i dati più recenti sul settore, resi noti lo scorso febbraio dal ministro per le politiche agricole e alimentari Luca Zaia, parlano di una crescita nei consumi del 7,4%, solo nel primo semestre 2009. In Italia 45.000 aziende coltivano oltre 1 milione di ettari, con un fatturato di 3 miliardi di euro.
I dati di Eurostat rappresentano una prova ulteriore che, nonostante la crisi che ha conosciuto il comparto, il biologico tiene e vi sono ancora margini di espansione: si produce frutta e verdure, latte e carni ma mancano cereali e soia bio che l’Ue importa da Cina e Ucraina. E proprio verso queste produzioni si stanno indirizzando molto produttori europei di biologico. Solo nel 2008, scrive Eurostat, gli italiani sono stati i primi in Europa per aver
L’Italia, in particolare, riporta Eurostat, ha conosciuto tra il 2007 e il 2008 una diminuzione del 13% dei terreni destinati al biologico, ma i dati più recenti sul settore, resi noti lo scorso febbraio dal ministro per le politiche agricole e alimentari Luca Zaia, parlano di una crescita nei consumi del 7,4%, solo nel primo semestre 2009. In Italia 45.000 aziende coltivano oltre 1 milione di ettari, con un fatturato di 3 miliardi di euro.
I dati di Eurostat rappresentano una prova ulteriore che, nonostante la crisi che ha conosciuto il comparto, il biologico tiene e vi sono ancora margini di espansione: si produce frutta e verdure, latte e carni ma mancano cereali e soia bio che l’Ue importa da Cina e Ucraina. E proprio verso queste produzioni si stanno indirizzando molto produttori europei di biologico. Solo nel 2008, scrive Eurostat, gli italiani sono stati i primi in Europa per aver
convertito totalmente al biologico oltre 430.000 ettari destinati inizialmente ai seminativi
fonte: blogbiologico.it 5 Marzo 2010
Nessun commento:
Posta un commento