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mercoledì 1 dicembre 2010

Si avvicina il Natale e l'Ananas è diventato una tradizione: ma a che prezzo??

La grande distribuzione ci ha abituato all’offerta di una grande quantità di prodotti esotici. Merce della cui origine si sa spesso ben poco e della quale non ci si riesce a spiegare l’economicità.
Ma da dove arrivano questi prodotti, come fanno a essere disponibili in ogni periodo dell’anno, e soprattutto, come possono costare così poco se, dietro di loro, c’è una lunghissima filiera di produzione, trasporto, imballaggio, conservazione e distribuzione?
Prendiamo per esempio l’ananas. Un prodotto sempre più economico, la cui caduta libera dei prezzi, nei supermercati del vecchio continente, ha delle conseguenze pagate (sotto certi aspetti letteralmente) da chi quel frutto lo produce.
I tre quarti degli ananas proviene dal Costa Rica. Una produzione enorme, concentrata però nelle mani di due multinazionali in particolare - le americane Dole e Del Monte - le quali dominano il commercio mondiale.
In un’inchiesta co-prodotta dall'Unione Europea e dal quotidiano inglese The Guardian sono documentate sia le condizioni di sfruttamento e povertà subite dalle persone impiegate nelle piantagioni, sia gli effetti sulla salute (loro e delle popolazioni locali) causati dal massiccio uso di pesticidi e sostanze chimiche, necessarie alla coltivazione intensiva del frutto tropicale.





Fernando Ramirez, esperto agronomo del Costa Rica National University’s toxic substances institute dell’Universidad Nacional, ha spiegato il ciclo agrochimico necessario alle monoculture per produrre frutti perfetti per la vendita: «Gli ananas hanno bisogno di grandi quantità di pesticidi, circa 20kg di principi attivi all’ettaro per ciclo. I terreni sono sterilizzati; la biodiversità eliminata. Generalmente c’è bisogno dai 14 ai 16 tipi di trattamento, e molti di questi vengono eseguiti diverse volte. Usando sostanze chimiche pericolose per l’ambiente e per la salute umana».

Grazie alla chimica la produzione è aumentata del 50% dal 1998, ma le sostanze utilizzate, legali in Costa Rica ma ritenute controverse in tutto il mondo, hanno compromesso le falde acquifere delle piantagioni e peggiorato le già difficili condizioni delle popolazioni dell’area. Gli effetti sulla salute preoccupano: le ultime analisi commissionate dal Governo hanno rilevato 22 agenti contaminanti che nel migliore dei casi scatenano nuove forme di infezioni.

Più è basso il prezzo che paghiamo in Europa, più è alto quello che devono pagare i produttori del Costa Rica e di decine di altri Paesi.

Fonte:
ilcambiamento.it

The Guardian


Guarda il video (in inglese) 

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