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venerdì 20 dicembre 2013

11 GRANI ANTICHI....GAS SUD MILANO





Collegamento a  Twenty'z Radio di San Donato Milanese.

Intervista  del 16 dicembre 2013 con


  1. Emma di Equogas di San Donato 
  2. Cristina  - progetto 11 grani antichi del DESR










martedì 17 dicembre 2013

Il maltempo al Sud e in Sardegna cambia il prezzo di frutta e ortaggi




Si chiude la settimana caratterizzata dalla protesta dei cosiddetti “forconi” e non possiamo non farne cenno in una rubrica come la nostra. In molte città i mercati rionali quotidiani non si sono tenuti per anche tre giorni consecutivi, in alcuni casi i mercati generali erano letteralmente paralizzati, in altri il blocco dei trasporti ha creato qualche problema di distribuzione. Mentre ne approfittiamo per manifestare la nostra solidarietà ai tanti mercatari e piccoli commercianti cui è stato impedito – anche attraverso intimidazioni – di svolgere la loro normale attività, rimarchiamo che tuttavia i prezzi non hanno subito grandi variazioni a causa di questa protesta di piazza. E che, soprattutto, gli unici a essersene avvantaggiati sono stati i punti vendita della grande distribuzione che, forte dei canali propri di approvvigionamento, ha potuto tranquillamente tenere aperto e realizzare un volume d’affari sopra la media.
Siamo contenti della prospettiva di poter trascorrere un sabato al mercato normale, tra i molti prodotti tardo-autunnali e tipicamente invernali, dei quali però alcuni hanno subito importanti variazioni dei prezzi a causa del maltempo che ha colpito alcune zone d’Italia. Si tratta soprattutto delle verdure coltivate in pieno campo al Sud, come in Puglia, Calabria e Campania, dove fenomeni alluvionali o grandi precipitazioni hanno allagato i campi, compromettendo così gran parte della produzione. Si parla di metà raccolto andato perso e così i finocchi, i broccoletti, le cime di rapa, il sedano, le catalogne hanno visto un raddoppio netto dei prezzi, dall’origine al dettaglio. Per esempio i finocchi costavano tra 1.2 e 1.5 al chilo, oggi li troverete da 1.5 (quelli di qualità peggiore) fino anche a quasi tre euro per i migliori. Sono esenti da questi raddoppi le verdure come cipolle, patate, carote e ciò che si coltiva in serra. Anche tutta la frutta e gli agrumi non hanno subito variazioni (molta merce è già in magazzino), mentre i carciofi che provengono copiosi dalla Sardegna, pur essendosi salvati dalla catastrofe che ha colpito alcune zone dell’Isola, in realtà sono stati danneggiati (a livello estetico, ma è un grosso problema per i produttori che così spuntano prezzi bassi) dalle gelate e dal vento freddo: costano poco (da 1 a 1,50 l’uno) e sono bruttini, buoni lo stesso ma solo un 5% della produzione si è salvato.

Di Carlo Bogliotti, da La Stampa del 14 dicembre 2013 

domenica 15 dicembre 2013

IL DIRITTO AL CIBO

12/12/2013 - In un videomessaggio registrato in occasione del lancio della nuova campagna della Caritas Internationalis contro la fame, il Pontefice ha richiamato l’'attenzione del mondo su quello che ha chiamato “lo scandalo mondiale” della morte per fame. Una sollecitazione morale straordinaria, e andrebbe inserito in un dibattito politico che sembra aver dimenticato la centralità del cibo. 


C'è qualcosa di nuovo da dire a proposito della fame nel mondo? Qualcosa che non sia ancora stato detto. C'è. O meglio c'era. Ed è quel che ha detto ieri Papa Francesco, portando all'attenzione di una politica, e probabilmente anche di una chiesa, avvitate su se stesse, una situazione planetaria che non è tollerabile: il fatto che quasi un miliardo di persone nel mondo sia malnutrita o soffra la fame non è una questione di sfortuna o di destino, è una questione di scelte e di responsabilità.
In un videomessaggio registrato in occasione del lancio della nuova campagna della Caritas Internationalis contro la fame, il Pontefice ha richiamato l’attenzione del mondo su quello che  ha chiamato “lo scandalo mondiale” della morte per fame.
La fame non è certo un tema nuovo per il mondo cattolico e per i papi, ma è nuovo l'atteggiamento che emerge dalle parole di Francesco: «Non possiamo girare la testa dall’altra parte e fare finta che questo non esista, (...) invito tutti noi a diventare più consapevoli delle nostre scelte alimentari che spesso comportano spreco di cibo e cattivo uso delle risorse a nostra disposizione».
La prospettiva viene ribaltata. La fame non è un accidente della storia, quanto piuttosto un prodotto funzionale al sistema alimentare e produttivo in cui ognuno di noi gioca un ruolo e ha una parte. La svolta è radicale, non si mette più al centro solo l’aiuto che i ricchi fortunati devono per spirito di carità ai fratelli più sfortunati. Al contrario, Francesco dice chiaramente che noi, con il nostro stile di vita, siamo parte del problema e non solo della soluzione.
Il messaggio del Papa arriva nel momento in cui mezzo mondo si sta predisponendo a partecipare alle esequie di una delle figure più imponenti della modernità, Nelson Mandela, proprio nel continente in cui oggi si concentra la maggioranza degli affamati. Se Mandela è riuscito a vedere il suo continente liberato dalla vergogna dell’apartheid e dal colonialismo (almeno quello istituzionalizzato), non è tuttavia riuscito a vedere gli abitanti di quel continente liberi dalla fame.





In un passaggio del suo messaggio Francesco dice “il cibo basterebbe a sfamare tutti” e “se c’è la volontà quello che abbiamo non finisce”. Questo è il punto, la fame è una vergogna risolvibile, cancellabile dalla storia in tempi ragionevoli. Manca la volontà politica, e noi cittadini, associazioni, organizzazioni, partiti, movimenti, dobbiamo essere la massa critica che mette in moto il processo.
Per il popolo ebraico le due calamità per eccellenza erano la fame e la schiavitù. Ecco, per sconfiggere definitivamente la schiavitù, almeno quella legalizzata, abbiamo dovuto aspettare secoli, e addirittura abbiamo attraversato periodi in cui l’umanità ha vissuto senza battere ciglio palesi contraddizioni. Basti pensare alla Costituzione Americana, stilata nel 1787, due anni prima della rivoluzione francese. Veniva sancita l’uguaglianza di tutti gli uomini, ma per quasi un secolo, in contemporanea alla vigenza di quella Costituzione, negli stati del sud la schiavitù era non solo accettata ma addirittura normata. L’ultimo stato al mondo ad abolirla dal proprio codice è stata la Mauritania, nel 1980, più di due secoli dopo la nascita del movimento abolizionista.
La fame sta seguendo un percorso simile. Francesco parla del “diritto dato da Dio a tutti di avere accesso a un’alimentazione adeguata”. Aggiungo che anche il diritto degli uomini sancisce questo punto fermo. Nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 si dice “ognuno ha il diritto a uno standard di vita adeguato per la salute e il benessere propri e della propria famiglia, incluso il cibo…”, mentre nella Dichiarazione di Roma sulla Sicurezza Alimentare Mondiale del 1996 si fa un passo in più affermando “… il diritto di ogni persona ad avere accesso ad alimenti sani e nutrienti, in accordo con il diritto ad una alimentazione appropriata e con il diritto fondamentale di ogni essere umano di non soffrire la fame”.
Nessuno mette in discussione queste formulazioni, eppure tutti quanti conviviamo con la consapevolezza dell'esistenza di un miliardo di malnutriti.
Il messaggio del Papa è una sollecitazione morale straordinaria, e andrebbe inserito in un dibattito politico che sembra aver dimenticato la centralità del cibo. L’obiettivo della sconfitta della fame deve essere assunto come prioritario da ognuno di noi non solo per fratellanza universale, quanto piuttosto per il proprio benessere personale. Non possiamo essere felici se non lo sono anche gli altri, per cui fino a che non si riuscirà a cancellare questa vergogna non potremo dirci compiutamente realizzati. Se una fetta così grande della “grande famiglia umana” non ha accesso al cibo significa che noi non stiamo adempiendo al nostro dovere di fratelli.

Il Pontefice parla dell’importanza del cibo nel messaggio cristiano e porta l’esempio della parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci. In quell’occasione, messo al corrente della moltitudine di persone affamate convenute per ascoltarlo, Gesù non esita e manda immediatamente i suoi discepoli a cercare cibo per tutti. Ecco il punto: senza cibo non c’è parola di salvezza che tenga. Oggi non è pensabile immaginare futuri possibili, vie d’uscita dalla crisi mondiale, nuovi paradigmi di convivenza, se un miliardo di persone non mangia. Per questo il messaggio di Francesco è un messaggio di liberazione. Dobbiamo scrollarci di dosso la ruggine delle nostre questioni di piccolo cabotaggio politico per volare alto e per affrontare sfide davvero epocali e centrali.


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Questo sistema alimentare mostra ogni giorno i suoi lati oscuri, da qualunque punto di vista lo si guardi. Ai morti per fame si contrappongono gli obesi, ai malnutriti gli ipernutriti, con la differenza che gli affamati e i malnutriti non sono artefici delle proprie scelte alimentari ma subiscono la violenza del sistema.

Di Carlo Petrini, da La Repubblica del 11 dicembre 2013


I Numeri dello Spreco Alimentare_220513_def_cs5

venerdì 6 dicembre 2013

Nelson Mandela




Quando a un uomo è negato il diritto di vivere la vita in cui crede, questi non ha altra scelta che diventare un fuorilegge.

La libertà è una sola: le catene imposte a uno di noi pesano sulle spalle di tutti.

Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano a odiare, e se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l'amore, per il cuore umano, è più naturale dell'odio.

Si dice che non si conosce veramente una nazione finché non si sia stati nelle sue galere. Una nazione dovrebbe essere giudicata da come tratta non i cittadini più prestigiosi ma i cittadini più umili.

Il coraggio non è la mancanza di paura, ma la capacità di vincerla.

L'uomo coraggioso non è colui che non prova paura, ma colui che riesce a superarla.

L'istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È attraverso l'istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, che il figlio di un minatore può diventare dirigente della miniera, che il figlio di un bracciante può diventare presidente di una grande nazione.

Nell'uomo la bontà è una fiamma che può rimanere celata, ma mai estinguersi completamente.

Quando la proverbiale mancanza di elasticità del burocrate si combina con la meschinità del razzismo il risultato può fare vacillare la mente.

Un combattente per la libertà impara la dura lezione che è l'oppressore a definire la natura dello scontro, e all'oppresso talvolta non resta altra scelta se non usare metodi che rispecchiano quelli dell'oppressore. A un certo punto, si può solo rispondere al fuoco col fuoco.

Il coraggio deve crescere di pari passo con il pericolo.

Sapevo che l'oppressore era schiavo quanto l'oppresso, perché chi priva gli altri della libertà è prigioniero dell'odio, è chiuso dietro le sbarre del pregiudizio e della ristrettezza mentale. L'oppressore e l'oppresso sono entrambi derubati della loro umanità.  

La libertà senza civiltà, la libertà senza la possibilità di vivere in pace non è vera libertà.

lunedì 2 dicembre 2013

COME SALVARE IL CLIMA....E NOI STESSI !!







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I cambiamenti climatici rappresentano un fenomeno attuale: le temperature aumentano, i regimi delle precipitazioni si modificano, i ghiacciai e la neve si sciolgono e il livello medio globale del mare è in aumento. Si prevede che tali cambiamenti continueranno e che gli eventi climatici estremi all’origine di pericoli quali alluvioni e siccità diventeranno sempre più frequenti e intensi. L'impatto e i fattori di vulnerabilità per la natura, per l'economia e per la nostra salute variano a seconda delle regioni, dei territori e dei settori economici in Europa


Più caldo, più alluvioni e siccità:  così il clima trasformerà l'Italia
Cosa possiamo fare come singoli individui?     
Qui troverai i consigli di Greenpeace 

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